Cosa vedere a Bologna: Scalinata del Pincio e Fontana della Montagnola

Il nostro viaggio alla scoperta di Bologna inizia a pochi passi dai nostri appartamenti dove potrete ammirare la monumentale Scalinata del Pincio e la Fontana della Montagnola.

Il 28 giugno 1896 il re Umberto I e la regina Margherita inaugurano, alla presenza di una folla incontenibile, la scenografica scalinata di accesso al parco della Montagnola, progettata da Tito Azzolini e Attilio Muggia.

Iniziati nel 1893 per impulso del sindaco Dallolio, i lavori sono proseguiti per tre anni senza interruzione, impiegando in media 100-150 operai al giorno. La terra scavata è servita a colmare le fosse tra porta S. Isaia e porta Lame.

Scalinata del Pincio – Montagnola Bologna

Nel suo complesso l’opera si compone di tre parti: la scalinata decorata con circa 70 candelabri, il portico su via Indipendenza e il porticato lungo le mura. Il corpo centrale è formato da due fronti sovrapposti, con in cima una terrazza panoramica accessibile da scalee laterali.

Il fronte principale è decorato da due bassorilievi: “Bologna docet” di Arturo Colombarini e Bologna Libertas” di Ettore Sabbioni. Al centro una fontana, eseguita da Diego Sarti e Pietro Veronesi, su disegno di Muggia e Azzolini. Il nostro scultore, pur svolgendo un tema classico, non lascia percepire nulla di moralmente nobile, e tutta la scena è incentrata sull’esibita sensualità di una Ninfa che tenta di salvarsi dalla spire di un polipo. In suo soccorso è giunto un cavallo marino, che con il suo impeto e la sua forza la porta in salvo. Questa opera è il compimento ideale di cento anni di scuola locale, passata dal lavorar di gesso e terra, al marmo e al bronzo; rappresentando senza retorica i progressi di Bologna e dell’Italia unificata. Sarti colloca in luogo pubblico un’immagine sfacciatamente sensuale, fatto che non si vedeva dai tempi delle prosperose sirene della cinquecentesca fontana del Nettuno.

Sarà chiamata volgarmente “la moglie del Gigante”, cioè del Nettuno, e Giosue Carducci le dedicherà un famoso sonetto.

Il nome deriva dal colle romano Pinciano, detto Pincio, quest’ultimo gode di un’ottima visuale sulla città e sin dall’antichità è occupato da ville e giardini. Dopo l’unità d’Italia si assiste alla nascita di vari parchi sparsi per il Paese che prendono il nome “Pincio” in onore della capitale. Infatti, proprio come il Pincio di Roma, questi parchi godono di una terrazza panoramica a cui si accede per mezzo di una scalinata monumentale.

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